In-ludere: prove testuali in miniatura

di Fabia Zanasi

A caccia di pretesti per scrivere
Alla ricerca dell'isola
Finale a sorpresa
Grammatica personale dei modi verbali
La storia nel ritratto
Poesia "per le mani"
Dal proverbio al racconto
Calco d'autore
La storia nascosta tra le parole
Il salto degli ostacoli

A caccia di pretesti per scrivere

"Scelga dunque ogni lettore - tutti coloro che leggono i segni - il minerale del proprio destino: marmo, diaspro, opale; trovi ognuno la grotta dove vegeta la pietra che è congiunta al suo destino; e ognuno apra la geode che è il cuore segreto nascosto nell'omogenea freddezza del sasso. Chi sa scegliere e presta ascolto agli oracoli del profetico inchiostro, avrà la rivelazione di una ben strana solidità dei sogni" [1]. Diventare interpreti di segni e dunque dedicarsi alla trascrizione dei sogni: l'approccio con la scrittura che in-lude suggerisce svariate forme di gioco tramite il "profetico inchiostro" o grazie alla tastiera "globale" del computer. Sarà questo il modo per scoprire il tempo verticale, cioè quello dei poeti, rinunciando al tempo orizzontale, ovvero quello del divenire degli altri, come intende Gaston Bachelard?
L'ambizione dell'insegnante, che incoraggia la creatività degli studenti, invitandoli a redigere "prove testuali in miniatura", non vola così in alto, si limita piuttosto ad incoraggiare la fantasia dei giovani, affinché le capacità di lettura e scrittura si potenzino in relazione alla sensibilità di ciascuno, nella speranza di accostarsi ad una possibile modalità dell'insegnamento individualizzato.
La ricerca di testi-stimolo, che aiutino la produzione degli studenti, equivale all'incetta "dei minerali", perché proprio la lettura di una pagina di romanzo, di un paragrafo o di una poesia, in molti casi, ha funzione di detonatore della fantasia e segna, per così dire, il "destino" della futura composizione del ragazzo. Solo l'esperienza diretta, il vero e proprio collaudo in classe, chiarisce se la scelta del testo-stimolo è stata azzeccata o meno. E questo è assolutamente indipendente dalla bellezza dell'opera, ma risponde piuttosto a intime sintonie tra il potere evocativo della composizione e il vissuto emotivo del giovane lettore.
Nelle pagine seguenti, sono dunque riportati sia i minerali, sia le miniature, ovvero i testi-stimolo e gli scritti dei discenti.

Alla ricerca dell'isola

Alla ricerca dell'isola è il tema conduttore per una produzione, da redigere senza vincoli, in merito al genere testuale. Il "clima" favorevole alla concentrazione e dunque alla ricerca degli spunti è stato preparato grazie alla selezione e alla lettura di pagine significative, incentrate sul tema del viaggio e delle sue avventurose incognite, tratte da opere esemplari: il canto XXVI dell'Inferno dantesco, il libro XII dell'Odissea e il racconto di Edgar Allan Poe, Una discesa nel Maelstrom. In particolare, i tre testi presentano un elemento comune, ossia il gorgo o vortice d'acqua, che attira e sommerge uomini e imbarcazioni. Sono testi evocatori di immagini potenti e terribili, eppure gli scritti dei ragazzi rivelano soprattutto attenzione rispetto alle tecniche stilistiche e pertanto una propensione a imitare gli strumenti d'autore, piuttosto che i contenuti. Sono perciò stati prodotti divertissement scanzonati e un poco ironici, comunque aderenti, in linea generale, a situazioni del quotidiano o a circostanze motivabili dal punto di vista della razionalità.


Nel mezzo del cammin di nostra vita
ci trovammo su un gommone arancione.
Dopo che la chiave fu inserita,
accendemmo il motore e saltò un pistone.
Presi i remi, rimboccandomi le maniche,
feci di Ercol le fatiche, con le mie amiche.
Così ebbe inizio il nostro lungo viaggio
remar fu faticoso e ci volle coraggio
per sconfiggere il mar burrascoso
che parea mia madre col nervoso.
Oh! Che i nostri occhi scorsero all'orizzonte
un'isola ricca di cene pronte
dal cui centro spuntava un monte
alto come cinque grattacieli,
e circondato da peschi e meli.
Ma a quell'isola magnifica mai arrivammo
e di questo sempre ci crucciammo
poiché in loco sì ameno pressoché arrivate
da uno zero meno fummo tormentate:
stavam facendo un viaggio con la fantasia,
mentre la prof spiegava geometria.
(ALICE)

Finale a sorpresa

L'esercizio consente di riflettere sul ruolo giocato dalle aspettative, che condizionano il punto di vista del lettore fin dall'incipit del testo. Uno degli obiettivi consiste anche nel favorire, nei discenti, l'acquisizione di una mentalità più flessibile, predisposta ad accogliere una pluralità di alternative, rispetto alle presupposizioni iniziali. Il testo-stimolo è una vicenda in versi, narrata da Gotthold Ephraim Lessing [2], che si conclude con una divertente considerazione finale, a sostegno dell'effetto sorpresa.

Faustino che per quindici anni
È stato lontano da casa, corte, moglie e bambini,
Arricchito dall'usura ritornò a casa sulla sua barca.
« Dio » sospirò il buon Faustino,
Quando in lontananza gli apparve la sua città,
« Dio non mi punisca per i miei peccati
E non mi ripaghi di giusta moneta!
Lasciami, poiché sei misericordioso, ritrovare
In buona salute moglie e figli ».
Cosí sospirava Faustino e Dio esaudisce il peccatore.
Egli arrivò e trovò la sua casa in abbondanza e pace.
Egli trovò sua moglie e i suoi due bambini,
E ne trovò - benedizione di Dio! - due in più!

L'attività è stata suggerita quale produzione da svolgersi in gruppo, sollecitando un discreto affiatamento, basato su una motivazione dettata da un senso di divertita competizione. Alcuni ragazzi hanno utilizzato l'espediente di articolare il testo secondo un punto di vista identificabile solo nella conclusione e divergente, rispetto a quello presumibile da parte di un eventuale lettore. Nell'esempio sotto riportato, la scelta ad effetto è caduta invece sull'individuazione di una protagonista "speciale".


Tutte le volte si bloccava,
non riusciva mai a parlare
tutti i suoi pensieri rimanevano nella sua mente,
anche quando qualcuno cercava di tirarglieli fuori.
Era bella, giovane e laboriosa.
Era di carnagione chiara,
ma col tempo è diventata di un colore grigiastro.
Povera stampante, sola e incompresa!
(Romina, Alice, Giulia e Ida)

Grammatica personale dei modi verbali

La scrittura sui modi verbali si ispira al seguente testo di Roland Barthes, dedicato all'imperativo.

L'imperativo Il caso vuole che io abbia ricevuto una dopo l'altra, a titolo di scherzo affettuoso (e ben intenzionato) tre o quattro ingiunzioni: "Non fumare più", "Non essere triste", "Non dimenticare gli occhiali!" eccetera. Allora penso: e se si sopprimesse l'imperativo? Se gli uomini si dessero il potere di radiare dalla lingua tutti i morfemi repressivi?

La proposta è piaciuta, perché, come si rileva dallo sfogo sotto trascritto, gli allievi hanno avuto carta bianca, per esplicitare i sentimenti di astio e intolleranza, che la memorizzazione dei tempi verbali del latino e delle lingue straniere suscita loro fin dalla prima Liceo.

Infinito futuro Infinito futuro: un tempo che non esiste in italiano, simbolo di menti contorte, che sembrano aver fatto di tutto, per crearci problemi. Sinceramente, Prof, mi perdoni -oggi lo ripasserò- neanche ricordo come sia costruito. A che serve? Boh! Presunzione della lingua, che non lascia niente al caso, ma deve metter i puntini sulle i.... anche due o tre. Un'azione infinita, ma futura: un ossimoro della lingua per confondere le idee. (ALICE)

In altri casi la riflessione è slittata dal fantasma grammaticale, verso la memoria letteraria, per originare una forma di scrittura fluttuante tra reminiscenze ed echeggiamenti d'autore, che ha dato origine a sensazioni molto intense, nella redattrice della seguente fantasia.

L'infinito Volare, cadere, morire. Pensare di essere o di avere, di potere, di riuscire. In fondo sono lettere, segni, convenzioni. Ma perché INFINITO? Indefinito. Generale, fantasioso. Come un'illusione: astratto. Forse per questo, INFINITO. Infinito come esatto e quindi eterno, perché l'astratto è immateriale e, non essendo materia, non muore, non ha fine, se c'è qualcuno che lo porta avanti. CORRERE, infinito. IO CORRO: spero che abbia una fine. Vago, vuoto, muto. Infinito. ( SARA)

La storia nel ritratto

Il pretesto consiste nel mostrare la riproduzione fotografica di alcuni dipinti, che rappresentano diversi personaggi: ogni allievo sceglie il proprio 'soggetto' e, senza conoscerne il nome o le vicende biografiche, ricostruisce una vicenda del tutto ipotetica, oppure quelle particolari situazioni esistenziali che, a suo giudizio, possono aver determinato l'espressione del volto e lasciato le loro tracce nelle rughe e nelle pieghe della pelle. Il gioco dei rimandi e delle associazioni tra aspetti della fisionomia e lati del carattere non ha alcuna pretesa di veridicità: l'obiettivo non è certo quello di rendere i giovani inclini a tracciare profili psicologici sulla scorta delle apparenze, ma, se mai, l'esercizio serve a ribadire, quanto possa essere ingannevole un confronto con la realtà dell'altro, allorché si basa su ipotesi precostituite, ossia frutto di rielaborazioni convenzionali o stereotipate.
Ecco quanto scrive un'allieva, a proposito del presunto ritratto del Cardinale bolognese Nicola Albergati, eseguito da Jan van Eyck nel 1431, al tempo in cui, probabilmente, l'ecclesiastico soggiornò a Bruges.

Ritratto dipinto Quest'uomo mi suggerisce l'impressione dello scetticismo prudente e , allo stesso tempo, della propensione all'indagine. Meticoloso e attento, fin dall'infanzia ha imparato bene a non usare le parole a sproposito: la piega della sua bocca è serrata, non sfuggono indizi che possano spianare la strada all'osservatore malizioso. I suoi occhi strabici controllano molte direzioni contemporaneamente e non accettano di lasciarsi soggiogare. Eppure tutto l'autocontrollo di cui dispone ha penalizzato la sua naturale propensione ad essere generoso. Un'intensa attività mentale ha tracciato tre rughe parallele alla radice del naso. (RITA)

albergati

Poesia "per le mani"

Destro e sinistro: il campo oppositivo si ricollega inevitabilmente agli ambiti d'influenza dei due emisferi cerebrali, con tutte le derivazioni che ne conseguono, a proposito delle facoltà logiche o delle capacità creative. In questo esercizio di scrittura, l'attenzione si orienta verso l'osservazione del corpo visibile e induce lo studente a dar libero corso a tutte le fantasie associative che i movimenti delle mani raccontano, come avviene nella composizione di Marilyn Thompson, Poesia per la mano sinistra e per la mano destra.

La mano sinistra penzola nell'acqua
La destra stringe i nodi.
La destra cuce un orlo
La destra dorme sulla seta
La destra mangia
La sinistra ascolta sotto al tavolo
La destra fa il giuramento
La sinistra porta gli anelli
La destra vince la destra perde
La sinistra tiene le carte.

Sulla scorta di tale suggestione testuale, si sono espresse le divagazioni di una allieva, nelle quali sono ravvisabili alcuni spunti autodescrittivi, caricati forse di soddisfacente funzione liberatoria.

La mia incompetente mano sinistra Ho sempre avuto grande tolleranza nei confronti della mia mano sinistra: dirò di più, la sinistra è sempre stata, fin da quando ero bambina, più simpatica della destra. Una mano monella, che non è in grado di scrivere bene: tiene in modo goffo e impacciato la penna e traccia, in brutta grafia, i suoi lenti scarabocchi. La destra la osserva, con tono saputo: lei è diligente, sa delineare i suoi arzigogoli con buon gusto... è una mano per bene, ma così conformista! (ANGELA)

Dal proverbio al racconto

Per questa proposta si suggerisce ai ragazzi di scegliere un proverbio e di svilupparlo in senso letterale, a prescindere perciò dalla sua interpretazione in senso traslato. L'esercizio invita dunque a riappropriarsi delle parole in una chiave forzatamente realistica, che provoca uno scarto rispetto al focus usuale e spesso invita a costruire una situazione al limite del grottesco, come accade nell'esempio sotto riportato.

A caval donato non si guarda in bocca Due contadini, Pietro e Anna, avevano ricevuto, da un parente defunto, danaro, mobilia, un cavallo e i suoi denti, racchiusi in un sacchetto. Una clausola testamentaria dichiarava che l'amatissima bestia doveva assolutamente morire di vecchiaia: se fosse stata mandata al macello, i beni sarebbero stati destinati ad un istituto di carità. Non intendendo rinunciare all'eredità, gli sposi cominciarono ad almanaccare un espediente, per disfarsi dell'ingombrante ronzino. Il poverino, vecchio, sdentato e magro da far pietà, non poteva più lavorare e così i due coniugi pensarono di donarlo ad un'altra coppia di contadini, dai quali avevano ricevuto in prestito alcuni attrezzi, mai più restituiti. Poiché, così sdentato, il cavallo faceva una brutta figura, con una solida colla, gli attaccarono alla gengiva i suoi denti, così amorosamente raccolti dal defunto. Giunti alla casa di Giuseppe e Maria - così si chiamavano i generosi vicini- i due bricconi mostrarono il regalo. L'animale, al quale la colla recava un insopportabile fastidio alla bocca, cominciò a muovere le labbra, scoprendo i denti posticci. Gli ingenui sposi furono conquistati: "Ma ci ha sorriso!" Esclamò Maria, commossa fino alle lacrime. Riempirono allora la greppia di fieno, lo strigliarono e poi lo lasciarono, per andare a dormire. Il mattino seguente, Maria fu svegliata dalle grida di Giuseppe: "Maria, vieni a vedere: il cavallo ha perso tutti i denti!". Nel tentativo di mangiare, la povera bestia affamata, aveva perduto la provvisoria dentatura. Perciò i due buoni contadini cominciarono a triturare giornalmente fieno e trifoglio in pezzi minuscoli, perché l'animale potesse ingurgitarli, senza masticarli. In breve tempo, l'animale riprese vigore, anche se aumentava il lavoro e la fatica della coppia. Pertanto, un bel giorno il bravo Giuseppe esclamò: "Ma è uno strano regalo, quello di Piero e Anna: ci fa lavorare di più e ci costa solo soldi!" E voi, cosa pensate che Maria abbia risposto? (FRANCA)

Calco d'autore

La consegna comporta innanzitutto il riconoscimento dell'articolazione formale, in base alla quale un testo è strutturato. La poesia di Emily Dickinson [3], sotto riportata, comprende una domanda, una domanda retorica, una similitudine e la conclusione.

I'm Nobody! Who are you?
Are you - Nobody - too?
Then there's a pair of us!
Dont tell! they'd banish us - you know!
How dreary - to be - Somebody!
How public - like a Frog-
To tell your name - the livelong June-
To an admiring Bog!
Io sono nessuno. Tu chi sei?
Nessuno pure tu?
Allora siamo in due, ma non dirlo
potrebbero cacciarci, lo sai!
Che fastidio essere qualcuno!
Che volgarità - come una rana
che dice il suo nome - tutto giugno
a un pantano che sta ad ammirarla!

La produzione degli studenti si adegua pertanto allo sviluppo di un modello formale prestabilito, valendosi invece di assoluta libertà, per quanto concerne il piano contenutistico, come si evince dalla seguente elaborazione di gruppo, espressa in inglese e in italiano.

I'm here. Where is here?
Am I alone?
Is this world as good as it's seems?
We don't know because we have nothing
to compare it to.
Io sono qui. Qui dove?
Sono solo?
È questo mondo, buono, come sembra?
Noi non lo sappiamo,
perché non abbiamo qualcosa
con cui confrontarlo.

La storia nascosta tra le parole

È un gioco di scrittura molto diffuso e perciò variamente praticato sia con la lingua madre, sia in lingua straniera: occorre scegliere una sequenza di parole che, forzando la fantasia, facciano scattare associazioni poco usuali o scontate. L'ingenuo raccontino sotto riportato è stato elaborato in quindici minuti, all'interno di una attività di gruppo. Il rispetto dei tempi è un ulteriore vincolo, indispensabile, per abituare i ragazzi a bandire i comportamenti dispersivi, nel segno di una collaborazione ben organizzata. Le parole in grassetto si riferiscono ai vocaboli della selezione obbligata.

Giovanni e Guendalina vivono in un villaggio dello Yemen: il loro animale da compagnia è un cammello. Ogni giorno, a colazione, i due ragazzi mangiano marmellata con una forchetta, e alla sera si recano in un locale caratteristico, che hanno soprannominato "fast-food". Un pomeriggio decidono di cercare un tesoro, ma intanto il cammello mangia l'unica sedia impagliata di Guendalina: Giovanni, indispettito, lo schiaffeggia e lo lega con una corda. Un gangster con gli occhiali, che ha visto tutta la scena, compra il cammello, perché in realtà sa che l'animale è un dromedario: una delle gobbe è finta e, dentro, nasconde il tesoro!

Il salto degli ostacoli

Un laboratorio di scrittura creativa è orientato verso il raggiungimento di alcuni obiettivi a carattere disciplinare, ad esempio il potenziamento delle capacità di scrittura, come risposta allo svolgimento di un compito che fa leva sulla motivazione e sul senso di gratificazione, originato dal fatto di socializzare con i compagni i propri testi. Peraltro non si esclude la possibilità di mirare ad una finalità educativa, che, attraverso le attività della cosiddetta intelligenza divergente, riesca ad incidere su un più generale senso di autoefficacia e autostima. Secondo lo studioso Sidney Shore, sono tre le categorie delle inibizioni che appunto pregiudicano l'espressione dell'intelligenza divergente: blocchi a carattere emotivo (timore del giudizio altrui, paura dell'ignoto, mancanza d'energia, ecc..); blocchi di tipo culturale (conformismo, dipendenza dal gruppo, rifiuto della novità, ecc..); blocchi d'ordine percettivo (scarsa attenzione prestata alle informazioni date da tutti i cinque sensi, rifiuto di porsi domande che esulino dall'evidenza, scarsa stima nei confronti delle proprie capacità creative, ecc..).
In quest'ottica, non è irrilevante che nell'ambito del gruppo-classe ciascuno si sforzi di chiarire a se stesso le possibili valenze affettive implicate dall'esperienza, dichiarando i molteplici soggettivi significati della scrittura e gli scopi più evidenti:

Scoprire le ragioni dello scrivere equivale, in parte, a riconoscere gli ostacoli di cui è disseminato "il tempo orizzontale", quanto a scavalcarli è compito d'ognuno: non esistono insegnanti e ciascuno dovrà imparare a riconoscere da solo "il minerale del proprio destino".

Note

1. GASTON BACHELARD, Un sogno della materia, in «Il diritto di sognare», trad. M. Bianchi, Dedalo, Bari 1987.

2. Il testo è riportato nel saggio di EMIL STAIGER, Fondamenti della poetica, trad. A.B. Fiumi, Mursia, Milano, 1979.

3. EMILY DICKINSON, Poesie, a cura di G. Sobrino, Newton, Roma 1996.

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